お節料理 O-Sechi ryōri: cucina giapponese di capodanno

In Giappone il capodanno si festeggia in maniera abbastanza diversa rispetto agli usi e costumi occidentali. Per quanto qua e là si vada diffondendo, soprattutto tra i giovani, l’idea che per capodanno bisogna fare feste e conti alla rovescia in discoteca, è ancora largamente diffusa la tradizione di passare l’ultimo raccolti in famiglia, un po’ come da noi si trascorre il Natale. Assieme alla festa dei morti, O-Bon (お盆), che cade a cavallo del 15 di agosto, O-Shōgatsu (お正月), capodanno, rappresenta uno dei periodi di ferie più lunghi per gli stakanovisti giapponesi, circa una settimana, più o meno dal 29 dicembre al 5 gennaio. Gli uffici e le fabbriche chiudono, chi vive nelle grandi città per lavoro, ritorna al paese d’origine.
I riti del capodanno giapponese sono la scrupolosa pulizia di casa cui partecipano tutti i membri della famiglia per prepararsi, purificati, al nuovo anno, il kotatsu, il tavolo riscaldato con coperta incorporata dove ci si infila, i mikan, i mandarini, il kohaku (紅白歌合戦), la gara musicale trasmessa dalla televisione nazionale NHK, in cui i cantanti più famosi del Giappone, divisi in squadra rossa, le donne, e squadra bianca, gli uomini, si sfidano alla prova del televoto. Alla mezzanotte poi tutti al tempio, buddhista o shintoista che sia, a fare preghiere, trarre gli auspici e fare buoni propositi per il nuovo anno. Allo scopo, metropolitane e mezzi di trasporto pubblico sono in funzione tutta notte. A seconda delle preghiere e delle “grazie” che si vogliono chiedere si va nel tal tempio o nel tal altro. C’è quello che va forte per i problemi di salute, quello per l’amore, quello per gli esami scolastici, quello per il lavoro, ecc.
Il resto del periodo di o-shōgatu invece lo si trascorre per lo più in casa a poltrire e a guardare la TV. E’ una vecchia tradizione, che risale a quando, per questo periodo, negozi, ristoranti e qualsiasi altra attività erano chiusi e non c’era niente da fare. Ora le cose sono ben diverse, ristoranti e negozi sono aperti anche per capodanno, ma la tradizione, per quanto mostri i primi segni di affievolimento, regge bene.
Un tempo, fino a qualche anno fa, anche i supermercati e le botteghe alimentari erano chiuse e non vi era quindi possibilità di acquistare prodotti freschi. Ecco perché per capodanno si preparavano tutta una serie di alimenti che potevano durare ed essere consumati anche per diversi giorni, permettendo inoltre a tutti, anche alle casalinghe, di non doversi preoccupare di cucinare. Con il termine o-sechi-ryōri (“o” è il prefisso onorifico, “ryōri” significa invece cucina) si intende tutta una serie di verdure, carne, pesce, ecc, per lo più cotti in dashi (brodo) e salsa di soia e sistemati in scatole laccate dette jūbako (重箱), ora per lo più sostituite da più pratici ed economici contenitori in plastica, tonde o quadrate e impilabili l’una sull’altra. Molti degli ingredienti e delle preparazioni dell’o-sechi ryōri hanno un significato simbolico e propiziatorio per il nuovo anno, un po’ come in Italia si mangiano le lenticchie per un auspicio di ricchezza (le lenticchie dovrebbero ricordare nella forma, delle monete). Anche la loro disposizione all’interno dei vari piani del jūbako non è affatto casuale e dovrebbe seguire tutta una serie di regole e modalità.
In realtà anche o-sechi ryōri, come un po’ tutto in Giappone, si è andato via via modernizzando e adattando ai tempi. Per quanto ci siano ancora molte casalinghe nipponiche che passano giornate nella preparazione dei piatti per il capodanno, sempre di più sono quelle che, lavorando o essendo impegnate con figli e faccende, preferiscono acquistare parte o tutto, scatole comprese, l’ o-sechi ryōri nei grandi department store come Daimaru, Takashimaya, ecc.
Vediamo dunque un po’, senza la pretesa di essere esaustivi, alcune delle preparazioni più tipiche tra quelle che costituiscono l’ o-sechi ryōri tradizionale.

o-sechi-ryouri

Kamaboko (蒲鉾): pesce triturato (per lo più merluzzo), ridotto in crema, mischiato con agenti addensanti e cotto a vapore o arrostito. Ha una consistenza un po’ gommosa e un delicato sapore di pesce.

Kazunoko (数の子): uova d’aringa. Nell’immagine in alto sono i quadratini gialli sulla sinistra. Hanno una consistenza particolarissima, elastica e scrocchiante. Il sapore è molto delicato. Letteralmente kazunoko in Giapponese significa anche “gran numero di bambini”, da cui l’auspicio di fertilità per il nuovo anno.

Konbu (昆布): è un tipo di alga, fondamentale soprattutto per la preparazione della base dei brodi e dei fondi. Viene bollito, a volte glassato e insaporito in modi vari. La parola konbu o kobu è associata al verbo yorokobu, ossia essere felice.

Kuro-mame (黒豆): fagioli neri. Vengono stufati in acqua e zucchero.

Tai (鯛): orata. Tai è associato alla parola medetai (めでたい), che significa felice, gioioso. L’orata che viene consumata in questa occasione è la varietà rossa, colore che assieme al bianco simboleggia la festività. Viene normalmente grigliata.

Ebi (海老): gamberi. Il secondo degli ideogrammi della parola significa anziano (l’altro è quello di mare). Sono quindi auspicio di lunga vita.

Gobō (ご ぼう): radice di bardana o scorzonera. Viene stufata in dashi (brodo) e a volte utilizzata per preparare degli involtini con carne o pancetta arrotolata. Nella foto più in alto sono in primo piano a destra.

Renkon (蓮根): tubero di loto. Un’altro ingrediente tra i più tipici della cucina giapponese. Il tubero del loto è caratterizzato da una serie di fori radiali molto caratteristici. “Mitooshi ga ii” (見通しがいい) ossia fa fare buone previsioni per il nuovo anno. La frase però, tradotta alla lettera può anche significare fa vedere bene attraverso, in questo caso attraverso i fori del renkon. Come si sarà capito molti dei significati simbolici dell’o-sechi sono legati a veri e propri giochi di parole.

Take no ko (竹の子): germogli di bambù. I germogli di bambù vengono anch’essi generalmente stufati. Il bambù è simbolo di forza e salute, e in particolare tronchi di bambù, tagliati in un certo modo, sono utilizzati proprio per fare le decorazioni di capodanno.

Gomame (ごまめ): piccoli pesciolini seccati e cotti in dashi (brodo) e zucchero fino a farli caramellare. Vengono serviti con semi di sesamo. Si vedono nella seconda foto in basso a destra.

Kuwai (くわい): tuberi di sagittaria, una pianta acquatica. Grandi come un piccolo uovo, hanno un germoglio lungo e stretto. Il sapore è dolciastro e farinoso.

Anche se non propriamente o-sechi, tra i cibi che vengono consumati per buono augurio vi è il toshikoshi soba (年越しそば) il soba di inizio anno. Sono spaghetti di grano saraceno serviti in brodo. Sono molto lunghi e vanno mangiati possibilmente senza addentarli per ridurne la lunghezza così che anche la nostra vita possa essere altrettanto lunga. Vanno mangiati subito dopo la mezzanotte del 31 dicembre.

Vi è poi o-zoni (お雑煮) una zuppa con verdure in cui viene fatto ammollare il mochi (餅), una pasta gommosa ed elastica realizzata pestando a lungo del riso stracotto in un apposito mortaio con una specie di grosso martello in legno. Era una scena ceh ogni tanto ricorreva in alcuni cartoni animati giapponesi.